venerdì 5 agosto 2011

Intervista a Dagmawi autore del film documentario "Come un uomo sulla terra"che ha rotto il silenzio sugli accordi tra Italia e Libia.

Incontriamo Dagmawi Yimer il 24 luglio 2011 nella parrocchia locale di Lampedusa. C’è la proiezione del suo ultimo documentario "Soltanto Il Mare", su Lampedusa. Lampedusa è sempre rimasta nel suo cuore. Il suo film mostra un grande rispetto e curiosità per gli abitanti dell 'isola dove lui e centinaia di altri sono arrivati nel 2006 con una barca. Dopo un terribile viaggio dall’Etiopia, sua terra d'origine, attraverso il Sudan e Libia. Ha vissuto tutti gli orrori che tanti altri hanno sperimentato nei loro tentativi di trovare un pò di pace e sicurezza. Ecco perché ha fatto il film "Come un Uomo Sulla Terra"*Due giorni dopo, Valerio, Michela ed Pieter incontreranno Dag a l'aeroporto di Lampedusa, prima della sua partenza a Roma, la città dove vive dal 2006 come rifugiato riconosciuto per intervistarlo. Dag è uno dei tanti rifugiati africani che han preso la decisione difficile di lasciare il proprio paese per cercare protezione altrove. La  destinazione da sogno è di solito l'Europa.La maggior parte di loro non sanno cosa gli aspetterà. L'Italia ha firmato nel 2008 il "Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione" con il leader libico Gheddafi, ma prima l'Italia aveva già concluso diversi accordi segreti con la Libia. L'intenzione era di mettere ostacoli nella via in cui i rifugiati si impegnano a raggiungere l'Europa. L'Europa dà il comando, la Libia mette gli ostacoli. Gli altri fanno i lavori sporchi per noi.
 Ma quali sono le storie umane dietro l'accordo tra Italia e Libia?
Come sono stati i vostri rapporti con le autorità libiche? “Ho provato umiliazione. Quando vieni arrestato 2 volte senza sapere perché, provi umiliazione. Quando ti mettono in una cella dove il bagno non ha lo scarico, ti senti umiliato. Quando non riesci a mangiare perché, oltre al fatto che il cibo  non é buono, gli odori nauseanti del wc non funzionante ti levano l appetito, ti senti umiliato. Quando la polizia ti bastona con ogni scusa perché magari non capisci la loro lingua, ti senti umiliato. Non capisci perché ti stia picchiando, non capisci l’ordine che ti ha dato e non sai dove hai sbagliato. Allora cerchi di fare cio che pensi di capire che loro vogliono.”

“Quando arrivi e vuoi chiedere tutela, ti danno un modulo e tu devi scrivere, costruire il tuo caso per la comissione (quella che valuterà se accettare la tua richiesta o meno) in poco tempo, ma sei ancora sotto shock. Non ti danno tempo per riprenderti per ricostruire la tua vita, per ricordare. Perché spesso ti dimentichi i momenti che hai vissuto da tanto sono brutti.”
 Dag in base al tuo vissuto come valuti le procedure adottata.“Io sono arrivato con altri etiopi che erano nella mia solita situazione, con il mio solito vissuto. Ma non a tutti hanno concesso la protezione umanitaria e mi sembra strano, sono stato fortunato. Ho la sensazione – ma questa é solo una mia personale opinione – che la commissione lavori a percentuale, che comunque piu’ di un certo numero di permessi non li diano anche se ne avrebbero diritto. Penso che molto dipenda dall interprete da come lui riesca a passare la stessa emozione.”
Qual é stato l impatto in Italia ed in particolare con le forze dell ordine?“Premettendo che la situazione all epoca era diversa da ora, non ho avuto problemi in termini di violenze fisiche. Ho ottenuto i documenti per il permesso in 2 mesi, anche se per il rinnovo i tempi si allungano molto circa  7 mesi. Comunque a Roma i poliziotti ti trattano in maniera umiliante. Possono fare e dirti quello che vogliono. Come quando mi ricordo che durante un rinnovo, mi chiedono di togliere la giacca per fare una foto, non capisco subito cosa vogliano e perché ma lo faccio ugualmente. Forse data la mia esitazione ho ricevuto insulti come ‘che cazzo combini’ e quando mi prendono le mie impronte digitali loro le guardano e dicono ridendo fra loro ‘che cazzo di impronta é’. Io penso solo che quella era la mia impronta e non poteva essere strana perche tutte le impronte sono diverse . Ti senti umiliato perché sai che non puoi reagire minimamente perché tutto peggiorerebbe.”
Dag ci spiega che i tempi di durata del permesso prima era di qualche mese ma oggi é aumentato. Chiediamo se ci potrebbe far  vedere i suoi documenti dato che non abbiamo mai visto un permesso di soggiorno per motivi di umanita.
Il suo documento è molto simile alla nostra carta d'identita:
al lato destro è apposta la sua foto e al lato sinistro si trovano i campi da riempire quali:
nome, cognome, data di nascita, altezza,colore occhi e capelli...
rabbrividiamo nel leggere a penna un, non descrivibile, "VEDI FOTO"...
 Ci spiega che un mese prima che scada, devi andare e lasciare il documento, per fare il rinnovo e loro ti consegnano un cedolino provvisorio. La procedura e molto lunga e Dag ci racconta che quando finalmente il permesso di soggiorno é rinnovato, il personale competente al momento di datare il timbro, non pone la data dell effettivo rilascio ma appongono quella del giorno in cui scadeva.
Cosa ti aspettavi una volta arrivato in Italia?
“Sapevo che sarebbe stato difficile tutto. Non ero sicuro di arrivare in Italia, non ero sicuro che mi avrebbero concesso protezione. Ma pensavo che una volta ottenuto il diritto di asilo l’accoglienza sarebbe stato maggiore, perche una volta che ottieni il permesso, il tuo percorso non é finito. Rimani comunque senza una casa, senza un lavoro. Il tutto é angosciante pensare diventa un lusso. Non hai tempo di rielaborare la tua vita che invece scorre un problema dopo l’altro. Siamo costantemente in viaggio. Non ti senti mai in pace.”



Dove pensi di essere e cosa pensi di fare da qui a 10 anni?

“Non lo posso dire. Non lo posso piu sapere quando ero giovane, non avrei mai pensato di andarmene via dal mio paese. Quando sono partito, non avrei pensato di vivere cio che ho vissuto ed ora non credo piu di poter progettare la mia vita in futuro. L’unica cosa certa é che ho una compagna  che aspetta un figlio da me e questo mi rende felice. Mi piacerebbe magari tornare in Etiopia per occuparmi li di cio che sto facendo qui informare e tutelare.”

Dag continua a sentirsi fortunato, perché sente in continuazione storie più drammatiche (stupri violenze). Si sente fortunato, perché puo raccontare cio che altri non hanno la possibilità di dire e di questo ringrazia le persone che lo hanno accolto, che gli sono stati vicino e gli hanno dato voce.


Pieter Stockmans
Michela Castiglione
Valerio Pascali * Il film "Come un Uomo Sulla Terra" ha rotto il silenzio, come nessun altro, sugli accordi tra Italia e Libia. Questo racconto in prima persona, rende la vergognosa estradizione di migliaia di uomini, donne e bambini verso un regime crudele e dittatoriale come la Libia, molto tangibile.  
Legge piu qui (traduzione Google Translate del'articolo in olandese): http://translate.google.be/translate?js=n&prev=_t&hl=nl&ie=UTF-8&layout=2&eotf=1&sl=nl&tl=it&u=http%3A%2F%2Faivl.blogspot.com%2F2011%2F08%2Fdagmawi-yimer-ethiopisch-vluchteling-en.html&act=url
 Michela, Valerio, Dag ed io

Nessun commento:

Posta un commento